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Castello federiciano di Melfi (Potenza)

by in4dcen8

Importanza storica del castello

Edificato dai Normanni, venne ampliato nel periodo svevo-angioino e aragonese.
Fu sede di Concili papali e dimora prediletta di Federico II di Svevia. Di qui l’imperatore, nel 1231, promulgò le “Constitutiones” le più importanti leggi scritte dell’età medioevale.

Il primo nucleo del castello è di creazione normanna a pianta quadrata con torri angolari e fu edificato tra il XI e il XII secolo.

Castello di Melfi (Potenza) – foto di Alfredo Valente-

Nel castello si svolsero ben quattro concili papali e nel 1089 fu bandita dal papa Urbano II la prima crociata in terra Santa.

Il Castello di Melfi, residenza di Federico II di Svevia

Le consistenti opere di ristrutturazione e di ampliamento del bastione furono intraprese dall’imperatore Federico II di Svevia, che scelse il castello di Melfi come residenza e nel quale promulgò le costituzioni melfitane nel 1231, che sono il primo testo organico di leggi redatte nell’età medioevale e dal contenuto sia civile che penale.

La fortezza divenne in seguito dimora di Carlo I D’Angiò re di Sicilia che nel 1280 ordinò la costruzione di alcuni locali adiacenti alla Sala del Trono, di tutta l’ala nord-est con la cinta muraria e di tre cortili.

Il castello diventa residenza della famiglia Doria

Nel 1531 l’imperatore Carlo V donò il feudo di Melfi ad Andrea Doria come ricompensa dei servigi prestati in suo favore e così tra il XVI e il XVIII sec. il castello fu trasformato da fortezza a residenza della famiglia Doria.
Il castello cessò di essere feudo dei Doria e passò allo Stato Italiano il 24 Aprile 1954.

Il castello ospita un museo archeologico nazionale

Oggi nel castello è ospitato il Museo archeologico nazionale del melfese “Massimo Pallottino” in cui si trovano reperti archeologici di eccezionale valore, raccolti in varie tombe ritrovate nei pressi del territorio del Vulture-Melfese.
Da ricordare inoltre il sarcofago di Rapolla, una tomba così chiamata perché ritrovata nei dintorni della piccola cittadina che dista 7 km da Melfi e custodita nel museo del castello.

Castello-di-Melfi – sarcofago di Rapolla – foto di Alfredo Valente

Il castello di Melfi, di forma poligonale, con otto torri e fossato difensivo,

Castello di Melfi (Potenza) – foto di Alfredo Valente-

è il risultato di interventi che si sono susseguiti nel corso dei secoli.

Sorge sopra una collina, di origine vulcanica, che si affaccia sulla valle dell’Ofanto a poca distanza dal monte Vulture, e sovrasta sia il centro storico che tutta la nuova zona abitata.
E’ presente ancora la cinta muraria che stringeva tutto il borgo cittadino dell’epoca. Il sistema difensivo del castello era costituito da un fossato, da uno spalto e da una cinta muraria normanna riedificata in età aragonese. con torri.

Castello di Melfi – cinta muraria – foto di Alfredo Valente

Gli ingressi sono quattro, tre dei quali costruiti in epoca angioina. Il primo ingresso è rivolto verso le campagne e cioè verso nord. Il secondo, che oggi è murato, è diretto verso sud e permetteva l’accesso al paese e nel fossato del castello stesso. Il terzo era praticamente un accesso di servizio per le guardie cittadine che vigilavano gli spalti correnti sulle mura, anch’esso ora murato, aveva la sua apertura dalla torre della chiesa e dava accesso diretto allo spalto.
Il quarto, quello sicuramente più riconoscibile, e oggi dà l’accesso al castello, era una volta legato ad un ponte levatoio, attualmente in opera muraria,

Castello di Melfi (Potenza) – foto di Alfredo Valente-

venne aperto successivamente all’epoca angioina.

Il castello ha ben dieci torri

Il castello è circondato da dieci torri, delle quali sette a pianta rettangolare e tre a pianta pentagonale, ognuna con un nome.
Da ricordare, in particolare, la Torre “dove si faceva lo studio”, a pianta rettangolare, denominata anche “dei Quattro Venti” poiché esposta a tutti e quattro i punti cardinali e dei “sette venti” perché è la torre più avanzata verso la campagna ed è anche la più imponente, e quella detta Baluardo del Leone, a pianta pentagonale, che domina e difende il secondo ingresso e al suo interno è presente un incavo dove si narra ci fosse il nido dell’Aquila reale di Federico II.

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