Il “Complesso Chiesa del SS. Salvatore” sorge sulle pendici dei monti Li Foj, a circa 1000 m di altezza, su uno spiazzo pianeggiante da cui si gode una magnifica vista di tutto il territorio picernese, a circa 6 km dall’abitato sulla strada che collega Picerno a Ruoti.
La costruzione s’innalza su una serie di grotte le quali, secondo la leggenda, conducevano direttamente a Picerno, nei pressi della torre. Le stesse grotte sembra che costituirono anche rifugio di alcuni briganti.
I ruderi di un annesso fabbricato ci fanno pensare a un convento o comunque a un cenobio ormai scomparso.
Qui i picernesi celebravano la festa del Salvatore (il 6 agosto) e quella di S. Giuseppe (il 19 marzo). Fino agli anni ’80 la tradizione portava sul “monte Salvatore” una moltitudine di fedeli.
In seguito la chiesa fu chiusa per motivi di sicurezza per i danni causati dal terremoto del 1980.
Le origini della ‘Chiesa del Salvatore’
Molti studiosi concordano nel ritenere che la costruzione fu dimora di monaci appartenenti alla congregazione benedettina dei Verginiani, fondata da San Guglielmo da Vercelli nel XII secolo.
Il santo si ispirava all’ideale di perfezione evangelica espressa dal testo puro della Regola di S. Benedetto, padre esemplare della vita monastica in Occidente: povertà, umiltà, semplicità, purezza integrale dei costumi ma anche ardore apostolico nel portare la buona novella ai ceti più trascurati, alle genti che vivevano abbandonate nelle più povere dimore e nei casolari di campagna.
I Verginiani erano tenuti alla povertà spinta fino all’eroismo e al completo distacco dai beni della terra, in uno spirito di devozione improntato alla grande devozione verso la Vergine Maria.
Il monachesimo di San Guglielmo rifuggiva dalle grandi abbazie dei Benedettini tipiche del “monachesimo urbano” e si connotava come “monachesimo rurale e contemplativo”, che prediligeva luoghi solitari.
Questi eremi erano sempre ubicati al di fuori degli abitati e in prossimità di vie di transito di una certa importanza: ciò conferma la duplice vocazione d’isolamento ma, nello stesso tempo, al servizio delle popolazioni rurali.
Il sito della Chiesa del Salvatore di Picerno, immerso nei boschi ma attraversato da una strada che collega il paese ad altri centri, è quanto di meglio San Guglielmo da Vercelli – che nell’agiografia è definito confessor et heremita, creatore di una “anachoritica” norma – potesse scegliere.
Non si sa con certezza se il monastero del Salvatore di Picerno fu fondato da S. Guglielmo o dai suoi seguaci dopo la sua morte.
Secondo Don Antonio Nolè, un gruppo di monaci del vicino monastero di “Santa Maria di Pierno” (sorto in una zona boschiva ai piedi del monte Pierno nel comune di San Fele), quando esso era nel periodo di maggior floridezza, si trasferì sui monti Li Foj.
Il nome del Salvatore dato alla chiesetta e alla contrada, la tradizione popolare che parla di eremiti vestiti di bianco che abitavano il monastero del Salvatore, le statue lignee della chiesetta risalenti al secolo XII – XIV, fanno identificare i monaci del Salvatore con i Verginiani.
Successivamente i francescani introdussero il culto di San Antonio, come ci conferma la presenza di un affresco, databile al XV sec., raffigurante S. Antonio. In questo periodo sicuramente la Chiesa ha subìto dei cambiamenti nelle decorazioni.
Infatti, al di sotto di alcuni affreschi presenti in alcuni parti della chiesa, affiorano visibilmente le tracce di altre raffigurazioni, sicuramente meno recenti, databili al XV-XVI sec. Risalente al XVI sec. è anche il Polittico in legno, visibile oggi nella Chiesa Madre del paese.
Fede e tradizione popolare
Nei monaci Verginiani la popolazione vedeva uomini di virtù straordinarie, dotati di poteri quasi divini e ai quali si attribuivano fatti prodigiosi e straordinari.
Proseguendo la tradizione medievale, anche nelle epoche successive e fino ai nostri giorni la popolazione si recava al convento non solo in occasione di feste e fiere ma anche e soprattutto per supplicare grazie e miracoli, per ottenere la pioggia o il bel tempo per propiziare il raccolto.
La faticosa ascesa al “sacro monte”, spesso a piedi scalzi e col peso di grossi ceri di offerta, è sintomatica dell’impronta ascetica e penitenziale di questo tipo di devozione, che si è andata sviluppando in tutta l’epoca moderna.
E’ proprio a questa grande fede che si devono, da tempi immemorabili, i pellegrinaggi che ogni anno i picernesi organizzano “al Salvatore”.
Nel ricordo popolare vi è traccia di un tempo in cui moltitudini di infermi salivano al Salvatore ritornando “miracolati” e lasciando nella chiesa ex voto a ricordo della grazia ricevuta.
Proprio per voto, un cittadino picernese ritornato in patria indenne dopo la seconda guerra mondiale, volle erigere sul monte le tre croci che simboleggiano la Passione di Cristo e che sono state rimosse in epoca recente.
La trasformazione della costruzione
Purtroppo non esistono documenti che ci riportano notizie certe sulla nascita della chiesa ma certo non è casuale la costruzione di una cappella su delle grotte. Questi ripari sono luoghi scelti da frati eremiti proprio perchè ispirano senso di spiritualità, vicinanza alla terra e, contemporaneamente, al divino.
Queste grotte sono state “arricchite” con semplici strutture, come la volta a botte del primo tratto; sulle pareti scarne, invece, sono stati apposti strati di intonaco. Nasceva, così, un primo ambiente ecclesiastico.
La struttura per molti anni ha versato in evidente stato di abbandono e di degrado, anche a causa di infiltrazioni d’acqua che danneggiarono gli affreschi. Il terremoto del 1980 aggiunse poi notevoli danni, tra cui il crollo di parte del solaio e varie lesioni.
Il restauro terminato nel 2016 ha ridato nuovo splendore all’intero complesso
Notevoli lavori di restauro, terminati nel 2016, hanno dato nuova vita all’intero complesso ‘del Salvatore’.
Gli affreschi originari sono stati riportati al loro primitivo splendore così come la pavimentazione interna ed esterna + stata in gran parte ricostruita.
Lo spazio antistante la chiesa, semplice e accogliente, è stato arricchito da aiuole e siepi; l’intero complesso ispira grande suggestione e intensa spiritualità.
Fonti:
“Complesso Chiesa del SS. Salvatore” a Picerno, a cura dell’Arch. Filomena CARLEO
Antonio NOLÈ, Picerno, Storia e Dialetto