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Incompiuta e complesso della SS. Trinità di Venosa (Potenza)

by in4dcen8

Probabilmente è il sito monumentale più importante di Venosa, perchè nell’ abbazia sono presenti tracce ereditate principalmente da Romani, Longobardi e Normanni.

L’ingresso della chiesa

L’ingresso della Chiesa, in stile romanico, presenta sul lato sinistro due sculture di leoni in pietra e quattro sporgenze,

Venosa – l’Incompiuta e il complesso della Santissima Trinità – foto di Alfredo Valente

che corrispondono ad altrettante facciate sovrapposte l’una all’altra nel corso dei secoli. Da destra verso sinistra: la prima sporgenza è di epoca normanna tra il XI e XII secolo; la seconda è longobarda, datata il X secolo; la terza è del VIII-IX secolo e la quarta è l’entrata laterale della Basilica Paleocristiana, al momento chiusa.

La struttura si compone della chiesa antica (o chiesa vecchia), a cui dà accesso l’entrata principale,

Venosa – l’Incompiuta e il complesso della Santissima Trinità – foto di Alfredo Valente

e della chiesa Incompiuta (o chiesa Nuova), la cui costruzione non fu mai portata a termine.

La chiesa vecchia e la chiesa nuova, ‘Incompiuta’

Dell’Italia meridionale è tra i più interessanti e complessi monumenti. La chiesa vecchia, sorta in età paleocristiana su un tempio pagano dedicato a Imene, protettrice delle nozze, fu ampliata a partire dall’ultimo quarto dell’XI secolo con la chiesa nuova, restata poi incompiuta.

Un ingresso porticato, affiancato da due leoni, si apre in facciata, la quarta in ordine di tempo. Sulla destra del prospetto sporge il corpo di fabbrica parallelepipedo del monastero, collegato con l’atrio della chiesa; al piano terra, nella foresteria, sotto le volte e gli arconi sostenuti da pilastri cruciformi di epoca longobarda sono stati collocati due pannelli affrescati (S. Vito e S. Antonio) del XV secolo

La Chiesa Incompiuta si innesta sulla cosiddetta chiesa vecchia in continuità con i muri perimetrali,

Venosa – l’Incompiuta e il complesso della Santissima Trinità – foto di Alfredo Valente

mantenendone il medesimo asse e le stesse dimensioni trasversali. E’ costituita da un corpo longitudinale previsto a tre navate con un ampio transetto sporgente ed absidato ed un corto molto profondo, circondato da un deambulatorio con cappelle radiali.

In corrispondenza dell’attacco del transetto con il deambulatorio sono inserite due torrette scalari. Il corpo longitudinale presenta cinque colonne con grandi capitelli corinzi ed un pilastro polistilo all’incrocio con il transetto solo sul lato destro, mentre sul sinistro non furono realizzate neppure le fondazioni del colonnato settentrionale. Non fu mai realizzata la copertura.

Venosa – l’Incompiuta e il complesso della Santissima Trinità – foto di Alfredo Valente

Cresciuta alle spalle della chiesa vecchia, l’Incompiuta resta l’unico caso visibile di un fenomeno che normalmente si doveva verificare quando si costruiva una chiesa nuova sul luogo di una più antica; generalmente si lasciava in piedi la prima fino al momento in cui la nuova non era in grado di funzionare pienamente.

La datazione dell’Incompiuta e le influenze francesi

Molto discussa la datazione del monumento, eseguito comunque in un arco di tempo piuttosto ampio che va dall’era di Roberto il Guiscardo con l’arrivo di un gruppo di monaci direttamente dalla Francia (XI sec.) a quella di Ruggero II o di Guglielmo d’Altavilla, con influenza francese per il tramite della seconda ondata normanna di Sicilia (XII sec.).

In realtà questo sistema planimetrico è una soluzione tipica dell’area francese, in cui le soluzioni particolari sono numerose, mentre in Italia si riscontra in pochi altri monumenti di età normanna, quali la cattedrale di Aversa e la Cattedrale della vicina Acerenza, nei quali si intuisce però un impianto comune, attuato con modalità del tutto diverse. È lecito perciò pensare ad un architetto o protomagister importato dalla Francia nell’ultimo quarto dell’XI secolo, che si avvalse di maestranze e materiali profondamente radicati nella cultura locale.

In questo edificio, per esempio, l’Anfiteatro e tutti i monumenti della zona hanno fornito, come una cava, materiale già pronto per l’uso, al quale viene adeguata tutta la progettazione di dettaglio fatta sul posto. Anche la planimetria importata sembra trovare terreno fertile in schemi già sperimentati nella stessa area, come quelli del triconco e del deambulatorio.

Se l’ambizioso progetto fosse stato portato a termine la Chiesa Nuova avrebbe racchiuso l’edificio più antico ed avrebbe raggiunto i 125 m. di lunghezza e i 48 di larghezza, ricoprendo una superficie di 3.000 m. quadrati

Nel XII sec. ha inizio il progetto di realizzazione della chiesa nuova voluta dai Benedettini per ampliare lo spazio destinato al culto. I lavori furono però interrotti dopo qualche decennio quando i monaci abbandonarono il convento. Dell’opera rimangono oggi solo le mura esterne e all’interno, sul lato destro, cinque colonne di cui quattro complete di capitello corinzio.

Si può tuttavia intuire in maniera chiara l’assetto della chiesa: pianta a croce latina, tre navate, transetto, abside, coro con deambulatorio e cappelle radiali. La continuità tra la chiesa vecchia perfettamente finita e l’Incompiuta crea un suggestivo passaggio dal piano fisico al metafisico, dal finito all’infinito. L’Incompiuta, con la sua struttura appena accennata e mai terminata, suggerisce un’iconografia non ben definita.

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